venerdì 10 ottobre 2014

Piattaforme megalitiche

Andiamo a Persepoli, in Iran. Secondo la definizione che la Treccani offre di Persepoli sappiamo che questo è uno dei principali complessi architettonici della dinastia achemenide a nord dell'odierna Shiraz. Fu il principale centro amministrativo della culla della civiltà persiana, e soprattutto il luogo più emblematico del potere dei ‘Re dei Re’, destinato alle cerimonie più rappresentative e alla custodia dei tesori di maggiore importanza per la dinastia. Fondata da Dario I (518 a.C.), fu ampliata dai suoi successori, fino ad Artaserse III (metà 4° sec. a.C.); data alle fiamme dai Macedoni, continuò comunque a essere abitata ed ebbe ancora importanza sotto i Sasanidi. I resti grandiosi dei palazzi reali, della tesoreria, delle strutture amministrative, di servizio e residenziali sorgono su una vasta terrazza rettangolare.


Ed è su questa vasta terrazza che vogliamo soffermarci oggi. Infatti non tutti sanno che questa terrazza, questa piattaforma, sulla quale appunto sorgevano i gloriosi edifici dell’impero persiano, è formata da una serie di enormi blocchi di pietra di dimensioni veramente ciclopiche.

Pensate che a Persepoli si osservano blocchi di dimensioni molto maggiori rispetto a quelli utilizzati per esempio nell’edificazione della grande piramide di Giza in Egitto.

Tra questi edifici (la porta delle nazioni, la sala del trono, il palazzo di Dario) il più importante e anche quello sui cui puntare la lente è l’adapana di cui oggi sono rimaste in piedi soltanto 13 delle 72 colonne che lo formavano. E sappiamo come il numero 72 sia strettamente legato al ciclo della precessione degli equinozi e quindi più in generale a quel culto solare astronomico che secondo noi rappresentava il corpus mistico-spirituale dell’antica civiltà prediluviana.


Abbiamo visto che la Treccani attribuisce la costruzione della cittadella a Dario a cavallo tra il V e il VI sec. a. C., ma, come giustamente osserva l’autore di un articolo pubblicato sul sito “Civiltà antiche e antichi misteri” come possiamo essere sicuri che Dario I costruì ANCHE la piattaforma megalitica? 

Sappiamo che le datazioni al C14 relativamente alle pietre non possono essere fatte. Questo metodo funziona solo sui resti organici, per cui la datazione delle rocce viene fatta spesse volte in funzione della datazione dei resti organici ritrovati in zona. Ergo se per esempio un sito fosse stato utilizzato successivamente, anche di secoli o millenni come “fossa comune” la datazione sarebbe condizionata dal periodo di realizzazione di tale fossa. 

Per capirci meglio: se tra 5000 anni datassero con il C14 il sito del tempio di Segesta in Sicilia e per sbaglio utilizzassero i campioni organici dei picnic dei visitatori contemporanei del sito daterebbero Segesta al 2014... ovviamente questo è solo un esempio, non è proprio così, ma spero possa rendere l’idea dei limiti della metodologia di datazione più comunemente utilizzata quando ci si riferisce a siti megalitici.  

Allora... A questo punto... Non è che magari Dario si limitò a costruire gli edifici politici e di culto dell’impero persiano sopra una solida piattaforma già esistente? Riciclando un sito quindi costruito da altri prima di lui, magari persino di qualche millennio?!

Non sarebbe nemmeno la prima volta... I Romani costruirono a Baalbek i loro templi sopra una piattaforma megalitica abbandonata da precedenti culture. La piattaforma sopra la quale sono stati posti i templi è rialzata di nove metri, formata da blocchi fino a nove metri di lunghezza e due di spessore, larghi due. Nessuno ne ha mai calcolata la quantità occorsa, ma si stima superi sicuramente la cubatura della Grande Piramide.

Anche a Gerusalemme non abbiamo notizie certe riguardo l'origine della piattaforma che nel corso della storia ha ospitato, prima il tempio di Re Salomone, poi il tempio di Erode, ed oggi è la sede della Cupola della roccia e del muro del pianto.

Riguardo a Baalbek checché ne dica l’archeologia ufficiale è comunque difficile attribuire ai romani l’intera costruzione dato che, solitamente, nella loro architettura (basta osservare gli edifici di epoca romana) venivano utilizzate pietre più piccole; e altrettanto non vi sono testimonianze di civiltà in possesso di tecnologie idonee ad erigere le pietre colossali che si ammirano nella piattaforma di Baalbek.

Stiamo parlando di un piedistallo che si eleva di ben tredici metri rispetto al terreno dove il lato occidentale è stato eretto con lastroni squadrati di nove metri e mezzo, alti quattro e spessi tre e mezzo; ognuno del peso di circa 500 tonnellate.

Le tre pietre più grandi sono conosciute come "Triliton", o " La Meraviglia delle Tre Pietre"; le loro dimensioni sono veramente esagerate, di diciotto o venti metri, e il loro peso di mille tonnellate. Nonostante queste esagerate e ciclopiche proporzioni non hanno ostacolato il loro posizionamento millimetrico. Tutte queste pietre sembrano essere state estratte tutte da una cava vicina, dove ne possiamo ammirare ancora una, conosciuta come la "pietra del Sud", la quale misura ventuno metri di lunghezza, dieci di altezza e ha uno spessore di quattro metri e mezzo; sembra raggiungere il ragguardevole peso di 1200 tonnellate.

Essa è tuttora attaccata alla vena madre come se a un certo punto i lavori di estrazione si fossero interrotti di colpo. 


Visto che le considerazioni dell’archeologia ufficiale al riguardo personalmente non mi soddisfano e anzi lasciano più dubbi che altro, mi sorgono spontanee alcune domande sorgono allora spontanee.

1) QUANDO furono costruite?
2) CHI le costruì
3) COME furono costruite?
4) A COSA servivano?

Sembra abbastanza scontato che a nostro parere queste ciclopiche piattaforme, così come molti altri siti megalitici ritrovati nel mondo, possano essere i resti di complessi architettonici risalenti a decine di migliaia di anni fa costruiti quindi da civiltà antidiluviane dimenticate dalla storia.

Relativamente al CHI ci sono alcuni particolari indizi che offrono alcune possibili soluzioni. Il nome ebraico di Baalbek è "Beth-Shemesh", ovvero la "Casa di Shamash", nome semitico del dio sumero Utu, capo degli astronauti, al quale si attribuisce un ruolo importante nel disegno e nella costruzione, sia dell’oracolo libanese che dell’Arca del diluvio.

Fra le molte leggende che riguardano l’edificazione di Baalbek osserviamo quella maronita, che vede in Caino, figlio di Adamo, il suo costruttore durante un attacco di pazzia. Un altro mito, il più significativo a mio avviso, attribuisce l’edificazione del sito a demoni (io preferisco il termine “Angeli Caduti”, Azazel, Belial, Dagon, Moloch e appunto... BAAL) e “giganti”, “giganti” protagonisti della costruzione di Baalbek anche per arabi ed ebrei i quali credono che l’intero sito sia opera di Nimrod. Nimrod che dopo il diluvio avrebbe inviato dei giganti a costruire la fortezza di Baalbek, così chiamata in onore a Baal, Dio dei Moabiti, adoratori del sole.

Una parentesi su Nimrod. Secondo la Genesi 10,8-12, era figlio di Kus (Cush) o Etiopia, figlio di Cam, figlio di Noè. Era inoltre grande cacciatore e fu il primo fra gli uomini a costituire un potente regno. Il nucleo iniziale del regno fu Babele, insieme ad alcune altre città, ma poi si spostò ad Assur dove fondò Ninive. In seguito si sposò con la propria madre Semiramide, la quale dopo la sua morte dichiarò che egli era diventato il dio sole Baal. Secondo alcuni ebrei Nimrod venne ucciso da Esaù.

La Genesi non fa altri riferimenti a Nimrod, ma forse il fatto che il suo regno fosse inizialmente attorno a Babele e probabili notizie riferite da fonti andate perdute hanno contribuito ad attestare la tradizione che gli attribuisce l'idea di costruire la torre di Babele.

D'altronde secondo il racconto biblico di Genesi capitolo 10, il regno di Nimrod includeva le città di Babele, Erec, Accad e Calne, città del Paese del Sinar. La tradizione ebraica giunge alla conclusione che probabilmente fu sotto la direttiva di Nimrod che ebbe inizio Babele e la sua torre. Lo scrittore ebraico Giuseppe Flavio.

Tornando a Baalbek e in generale agli altri siti megalitici. Sul COME siano stati edificati possiamo ovviamente solo fare delle ipotesi, delle congetture... andando a ripescare tra le ricerche portate avanti dal Progetto Atlanticus e presentate anche in occasione della prima serie del podcast possiamo pensare a due tecnologie perdute principali:

- Levitazione sonica
- Shamir

Molti popoli raccontano di un periodo in cui i loro avi erano in grado, con la sola forza del suono, di spostare enormi massi. Beh... oggi questo non è più solo un mito...

Da un articolo pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica “Le Scienze” Sfruttando la pressione generata dalle onde sonore, è possibile manipolare porzioni microscopiche di numerosi oggetti sia solidi sia liquidi senza un contatto meccanico. Lo ha dimostrato un dispositivo sviluppato al Politecnico di Zurigo, in grado di modulare il campo di levitazione sia nel tempo sia nello spazio, garantendo la possibilità di trasportare e manipolare diversi oggetti simultaneamente.

Ovvero un nuovo metodo per la levitazione acustica descritto sulle pagine della rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” da Daniele Foresti e colleghi, del dipartimento d'Ingegneria meccanica del Politecnico di Zurigo, garantisce un preciso controllo del movimento e una notevole versatilità di utilizzo.

Non è forse un ottimo esempio di punto di contatto tra i ricercatori scientifici e i ricercatori ‘borderline’? Io sono convinto che se questi due mondi, quello della ricerca scientifica e quello definito, in modo denigratorio, “pseudoscienza” facessero entrambi un passo indietro, un atto di umiltà, per ripartire non più come ‘nemici’, ma come ‘pari livello’, la ricerca tutta ne gioverebbe.

Arrivando al PERCHE’ queste piattaforme siano state costruite... 

Qui mi tocca richiamare in causa un autore che molti mi accusano di abusare... Il caro Sitchin. Le strane coincidenze, rilevate da Sitchin nel triangolare le Piramidi, L’Ararat, il Monte Santa Caterina, le perfezioni geometriche, non casuali, evidenziano tali punti come riferimenti nel definire i così detti "Corridoi di Volo" degli esseri che lo scrittore indica provenienti dal pianeta Nibiru conosciuto dai Sumeri.

Baalbek diviene così il centro di uno di questi corridoi che utilizzava, come riferimento, il Monte Santa Caterina situato, tra l’altro, sulla stessa linea dell’Ararat che, con il Monte Umm Shumar, formava un "corridoio" più lungo.

A Baalbek si conservava inoltre una "pietra dello splendore", ossia un "Omphalos", la pietra conica che "sussurrava messaggi incomprensibili all’uomo", che "lanciava le parole", il dispositivo che Baal voleva installare sulla Vetta di Zafron, altro nome con il quale si indicava, appunto, Baalbek. L’incrocio delle strade di Ishtar, il luogo da cui si poteva tenere uniti cielo e terra, uno dei luoghi "dell’atterraggio". Il punto ove nell’epopea di Gilgamesh si situa la "Foresta dei Cedri".

La pietra conica ricorda il Dur.An.Ki., "il legame fra cielo e terra", controllato dal dio Enlil in un luogo detto Ki.Ur descritto come "un’altissima colonna che si perdeva nelle nuvole" e posto su di un piazzale che non poteva essere "scosso o ribaltato" e serviva al Dio "per pronunziare parole rivolte verso i cieli". Tale descrizione lo presenta a noi come un mezzo usato per le telecomunicazioni.


L’origine delle pietre coniche sembra si debba ricercare in Egitto e non solo perché "conica" era la "Camera Celeste" (il Ben-ben) con la quale il Dio scese in Terra.

Erodoto parla di un essere immortale che gli Egizi veneravano ed il cui culto risaliva ai tempi dei Fenici: "Nella Fenicia esiste un tempio grande e bello a lui dedicato. Nel tempio si trovano due colonne, una d’oro puro, l’altra di smeraldo, che di notte s’illuminano di splendore". La pietra lucente e brillante dei sumeri, il Na.Ba.R. Zecharia Sitchin annota che l’oro è il migliore conduttore elettrico e lo smeraldo la pietra ottimale per gli impianti laser; in grado di emettere un irreale bagliore.

Ulteriore collegamento lo si trova negli scritti dello storico Macrobio, che parlano di un oggetto dedicato al sole, portato dalla terra del Nilo (l’Egitto) a Baalbek; una pietra magica e sacra dalla forma conica.

Tutto questo mi porta a concludere che queste antiche piattaforme megalitiche corrispondessero a “basi”, basi di lancio, di partenza di velivoli antidiluviani che collegavano le varie regioni della Missione Terra Anunnaka, fin dall’arrivo degli Anunnaki sulla Terra, da Nibiru o da Marte che sia stato.

Basi che ovviamente necessitavano anche di strumenti di comunicazione sofisticati, rappresentati dall’Omphalos e dalla descrizione che ne viene fatta.

http://civiltaanticheantichimisteri.blogspot.it/2014/08/la-terrazza-di-persepoli.html
http://favoladellabotte.blogspot.it/2011/01/persepoli-la-citta-segreta-e-superba_26.html
http://favoladellabotte.blogspot.it/2011/01/persepoli-la-citta-segreta-e-superba.html
http://www.treccani.it/enciclopedia/persepoli/
http://www.edicolaweb.net/edic070a.htm
http://www.croponline.org/levitazionesonica.htm
http://www.lescienze.it/news/2013/07/17/news/levitazione_acustica_controllo_oggetti-1745459/

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