giovedì 25 giugno 2015

Un Popolo inventato?

Una pioggia di insulti ha coperto in Israele Shlomo Sand quando pubblicò un libro intitolato “Come fu inventato il popolo ebreo - The Invention of the Jewish People” che smonta miti biblici che sono il pilastro dello Stato sionista di Israele.


Professore di Storia Contemporaneo all’Università di Tel Aviv, nega che gli Ebrei sono un popolo dall’origine comune e sostiene che fu una cultura specifica e non il discendere da una comunità arcaica unita da legami di sangue lo strumento principale della fermentazione nazionale.

Secondo lui, “lo Stato ebraico di Israele”, lontano dall’essere la concretizzazione del sogno nazionale di una comunità etnica con più di  4000 anni è stato possibile grazie ad una falsificazione della storia resa possibile nel XIX secolo da intellettuali come Theodor Herzl.

Come studiosi accademici israeliani insistono nell’affermare che gli Ebrei sono un popolo con un DNA proprio. Shlomo Sand, basandosi su una documentazione esauriente, mette in ridicolo questa tesi scientifica.

Non ci sono altri ponti biologici tra gli antichi abitanti dei regni di Giudea e di Israele e gli Ebrei del nostro tempo.

Il mito etnico ha contribuito poderosamente sull’immaginario civile.

Le loro radici rimontano alla Bibbia, fonte del monoteismo ebraico. Come nell’Iliade, l’Antico Testamento non è opera di un unico autore. Sand definisce la Bibbia come “biblioteca straordinaria” che sarà stata scritta tra i secoli VI e II prima della nostra Era. Il mito inizia con l’invenzione “del popolo sacro” alla quale fu annunciata la terra promessa di Canaan.

L’interminabile viaggio di Mosè e del suo popolo verso la Terra Santa e la posteriore conquista, manca di qualsiasi fondamento storico. E’ necessario ricordare che l’attuale territorio della Palestina era ora parte integrante dell’Egitto faraonico.

La mitologia dei successivi esili, diffusa nei secoli, finì per guadagnare l’apparenza di verità storica. Fu forgiata, però, a partire dalla Bibbia ed ampliata dai pionieri del Sionismo.

Le espulsioni di massa degli Ebrei da parte degli Assiri sono un’invenzione. Non ne esiste registrazione su fonti storiche credibili.

Il grande esilio da Babilonia è falso come quello delle grandi diaspore. Quando Nabucodonosor prese Gerusalemme, distrusse il Tempio ed espulse dalla città una parte delle élite; ma Babilonia era da molto tempo la città di residenza, per propria scelta, di una numerosa comunità ebraica.

Quella è stata il nucleo delle creatività da parte dei rabbini che parlavano aramaico e introducevano importanti riforme nella religione di Mosè. E’ importante notare che solo una piccola minoranza di quella comunità tornò in Giudea quando l’imperatore Ciro conquistò Gerusalemme nel secolo VI della nostra era. 

Quando i centri della cultura ebraica di Babilonia si disgregarono, gli Ebrei emigrarono a Bagdad e non in Terra Santa.

Sand dedica un’attenzione particolare agli “Esiliati” come miti fondanti dell’identità etnica.

Le due “espulsioni” degli Ebrei nel periodo romano, la prima ad opera di Tito e la seconda di Adriano, che sarebbero stati il motore della grande diaspora, sono tema di una riflessione profonda dello storico ebraico.

Nelle scuole, i giovani imparano che la “nazione ebraica” fu mandata in esilio dai Romani dopo la distruzione del  Secondo Tempio ad opera di Tito,e poi, da Adriano nel 132. Abbiamo solo il testo fantasioso di Flavio Josefo che testimonia la rivolta degli Zeloti, che toglie credibilità a questa versione, oggi ufficiale.
  
Secondo lui, i Romani massacrarono 1.100.000 Ebrei e ne imprigionarono 97.000. Questo in un’epoca in cui la popolazione totale della Galilea era secondo i demografi attuali era molto meno di mezzo milione.
  
Gli scavi archeologici degli ultimi decenni fatti in Gerusalemme e in Cisgiordania hanno creato dei problemi insormontabili agli studiosi universitari sionisti che “spiegano” la storia del popolo ebraico prendendo la Torah e la parola dei Patriarchi come riferimenti infallibili. Le smentite dell’archeologia hanno turbato gli storici.
  
E’ stato provato che Gerico era poco più di un agglomerato senza le poderose mura citate dalla Bibbia. Le rivelazioni sulle città di Canaan allarmarono anche i rabbini. L’archeologia moderna ha sepolto il discorso dell’antropologia sociale religiosa. 
  
A  Gerusalemme non sono state nemmeno trovate vestigia delle grandiose costruzioni che secondo il Libro la trasformarono nel X secolo, prima della nostra Era, l’epoca d’oro di Davide e Salomone, nella città monumentale del “popolo di Dio” che meravigliava quanti lo conoscevano: niente palazzi, niente mura, niente ceramica di qualità.
  
L’utilizzo della prova del carbonio 14 ha permesso una conclusione. I grandi edifici della Regione Nord non furono costruiti all’epoca di Salomone. 

“Non esiste in realtà nessuna testimonianza - scrive Shlomo Sand - dell’esistenza di quel re leggendario la cui ricchezza è descritta dalla Bibbia in termini che quasi lo rendono un equivalente dei potenti regni di Babilonia e di Persia”.

Se è esistita una entità politica in Giudea nel secolo X prima della nostra Era, afferma lo storico,potrebbe essere solo una micro realtà tribale e Gerusalemme Solo una piccola città fortificata.
  
E’ anche significativo che nessun documento egiziano riferisce “della conquista” da parte degli Ebrei di Canaan, territorio che allora apparteneva al faraone.

IL SILENZIO SULLE CONVERSIONI

La storiografia ufficiale israeliana, nell’erigere un dogma sulla purezza della razza, attribuisce alle successive diaspore la formazione di comunità ebraiche di dozzine di paesi.

La Dichiarazione d’Indipendenza di Israele afferma che, obbligati, gli Ebrei si sforzarono nei secoli di ritornare nel paese degli avi. Si tratta di una menzogna che falsifica molto la Storia.


La grande diaspora è finta, come le altre. Dopo la distruzione di Gerusalemme e la costruzione di Aelia Capitolina, solo una piccola maggioranza della popolazione fu espulsa. La schiacciante maggioranza rimase nel paese.

Allora, qual è l’origine degli avi di almeno 12 milioni degli Ebrei oggi esistenti fuori di Israele? 
  
Nel rispondere a questa domanda, il libro di Shlomo Sand distrusse simultaneamente il mito della purezza della razza, questa è l’etnicità ebraica.
  
Un’abbondante documentazione riunita da storici di prestigio mondiale rivela che nei primi secoli della nostra Era ci furono massicce conversioni all’ebraismo in Europa, in Asia e in Africa.
  
Tre di loro sono state particolarmente importanti e danno fastidio ai teologi israeliani.
  
Il Corano stabilisce che Maometto trovò a Medina, durante la fuga dalla Mecca, grandi tribù ebree con le quali entrò in conflitto, finendo coll’espellerle. Però non chiarifica che nell’estremo sud della Penisola Arabica, l’attuale Yemen, il regno di Hymar, adottò l'Ebraismo come religione ufficiale.
  
E’ bene dire che arrivò per rimanerci. Nel secolo VII, l’Islam si stabilì nella regione però, trascorsi tredici secoli, quando si formò lo Stato di Israele, decine di migliaia di yemeniti, parlavano l’arabo, ma continuavano a professare la religione ebraica. La maggioranza emigrò in Israele dove, tra l’altro, è discriminata. 

Anche durante l’Impero romano, l’ebraismo creò radici. Il tema ha meritato l’attenzione dello storico Dione Cassius e del poeta Giovenale.
  
In Cirenaica, la rivolta degli Ebrei della città di Cirene costrinse alla mobilitazione di varie legioni per combatterla.
  
Fu soprattutto, però, nella parte estrema occidentale dell’Africa dove ci furono conversioni di massa alla religione ebraica. Una parte considerevole delle popolazioni berbere aderì all’ebraismo e a loro si deve l’entrata in Andalusia.
  
Furono questi magrebini che diffusero l’Ebraismo nella penisola, i pionieri dei Sefarditi che dopo l’espulsione da Spagna e Portogallo andarono esuli in diversi paesi europei, nell’Africa musulmana e in Turchia.

Più importante per le sue conseguenze, fu la conversione all’Ebraismo dei Giazari, un popolo nomade turcofono, imparentato con gli Unni, che provenendo dall’Altai, si stabilì nel secolo IV nelle steppe del basso Volga. I Giazari, che tolleravano bene il Cristianesimo, costruirono un potente stato ebraico, alleato di Bisanzio nelle lotte dell’Impero Romano d’Oriente contro i Persiani Sassanidi.


Questo impero medievale dimenticato occupava un’area enorme, dal Volga alla Crimea e dal Don all’attuale Uzbekistan. Scomparve dalla Storia nel secolo XIII quando i Mongoli invasero l’Europa distruggendo tutto al loro passaggio.Migliaia di Giazari, fuggendo dalle orde di Batu Khan, si dispersero nell’Europa Orientale.

La loro eredità culturale fu insperata.Grandi storici medievalisti come Renan e Marc Bloch e lo scrittore ungherese inglese Arthur Koestler identificano negli Giazari gli avi degli Schenaziti le cui comunità in Polonia, in Russia e in Romania avranno un ruolo cruciale nella colonizzazione ebraica della Palestina. 

UNO STATO NEOFASCISTA 

Secondo Nathan Birbaum, l’intellettuale ebreo che inventò nel 1981 il concetto di sionismo, è la biologia e non la lingua o la cultura che spiegano la formazione delle nazioni.

Secondo lui la razza è tutto. E il popolo ebreo sarebbe stato quasi l’unico a preservare la purezza del sangue nei millenni.

Morì senza capire che  quella tesi era una tesi razzista, prevalendo appagherebbe il mito del popolo sacro “eletto da Dio”.

Perché gli Ebrei sono un popolo figlio di una catena di incroci. Ciò che conferisce loro una identità propria e una cultura e la fedeltà ad una tradizione religiosa radicata è un falso storico.

Sui passaporti dello stato di Israele non è accettata la nazionalità israeliana. I cittadini che hanno pieno diritto scrivono “ebreo”. I Palestinesi devono scrivere “arabo”, nazionalità inesistente.

Essere cristiano, buddista, mazdeista i indù, risulta da una scelta religiosa, non è una nazionalità.

In Israele non c’è un matrimonio civile. Per gli Ebrei è obbligatorio il matrimonio religioso anche se si è atei.
  
Questa aberrazione è inseparabile da molte altre  in uno stato confessionale, etnocratico liberale costruito su miti, uno Stato che cambiò l’yiddish parlato dia pionieri del “ritorno in Terra Santa” con il sacro ebraico dei rabbini, sconosciuto al popolo di Giudea che si esprimeva in aramaico, la lingua in cui fu redatta la Bibbia in babilonia e non in Gerusalemme. 

Lo “Stato del Popolo ebraico” si ritiene democratico.
  
La realtà però nega la legge fondamentale approvata dal Knesset. Uno Stato che tratta come paria di nuovo tipo il 20% della popolazione del paese, uno stato nato dal mostruoso genocidio in terra straniera, uno Stato le cui pratiche presentano sfumature neofasciste, non può essere democratico.
  
Il libro di Shalom Sand sull’invenzione del Popolo Ebraico è oltre che una chiara prova storica, un atto di coraggio.
  
Consiglio la sua lettura a tutti coloro secondo cui la linea di frontiera dell’opzione di sinistra oggi passa per la solidarietà col popolo martire della Palestina e che condanna il Sionismo.

3 commenti:

  1. Ci sono vari studi che dimostrano che la teoria che gli ebrei discendono dai khazari non ha fondamento.in primo luogo la conversione all ebraismo operata dai Khazari fu vero il caraismo e non l ebraismo rabbinico.ci sono varie fonti che ci dicono che rabbini non ne avevano.ad un certo punto si tentarono di passare all ebraismo rabbinico ma il tentativo falli.i Khazari erano fondamentalmente di origini turche asiatiche,da non confondere con quelle anatoliche, i loro discendenti ancora oggi sono turchi e praticano il l ebraismo caraita,abitano in parte in Crimea ed in parte si sono trasferiti in Ucraina e dalle parti degli stati baltici.la parte di ebrei portatrice del dna ariano r1a non ha la stessa subclade dei turchi ma ha quella irachena mesopotanica attribuibile ai Mitanni che regnarono sugli Hurriti che invece avevano dna j.,cosi oggi tra gli ebrei una parte ha il dna r1a ed un altra parte il j ,questo corrisponde perfettamente alla popolazione del regno dei mitanni-Hurriti. inoltre altri hanno il dna r1b e quello e.Da un certo punto in poi si sono verificati quelli che in genetica si chiamano colli di bottiglia ovvero il restringimento numerico della popolazione cosi che gli ebrei moderni discendono da un numero ristretto di ebrei più antichi e questo fa di loro un popolo,al contrario di altre teorie.il testo del dottor Sand lo conosco cosi come conosco quello di Koestler e molti altri.circa i Khazari c e da dire che non bisogna confondere i caraiti seguaci di Daniekl Al kumisi che non erano Khazari con alcuni seguaci di David Ben Anan che probabilmente lo erano.i primi sono molto più simili ai sadducei mentre i secondi e i Khazari sono ed erano portatori di un ebraismo più complesso che riconosceva pure il corano ed il nuovo testamento,nulla a che vedere con l ebraismo moderno maggioritario che invece si rifa alla tradizione rabbinica mentre quello minoritario dei seguaci di Al Qumisi come detto si rifà tendenzialmente ai sadducei.Ho letto qualche tempo fa un comunicato dei caraiti turchi che ci tengono essi stessi a sottolineare la differenza.In un secondo tempo gli ebrei rabbinici della diaspora che stavano a Costantinopoli da la vennero cacciati e trovarono rifugio presso l impero Khazaro.In questo caso si tratta di ebrei veramente discendenti da quelli biblici e quindi certo una parte dei Khazari a quel punto erano anche rabbinici ma non discendenti dagli stessi Khazari arrivati dall asia.i Khazari non sono altro che il clan Asena o Asina,uno dei più potenti clan turchi facente parte dell impero Gokturk e probabilmente anche imparentato con i Bulgari.Ai tempi degli zar i caraiti ci tenevano a distinguersi dagli ebrei altri allo scopo di sfuggire alle persecuzioni religiose degli ortodossi che li accusavano di essere i discendenti di coloro che avevano ucciso Gesù.analoga situazione accadeva durante l occupazione nazista dell Ucraina tuttavia qua ebbero minore fortuna e molti finirono comunque uccisi.Concludo dicendo che far passare l idea che gli ebrei moderni non sono veri ebrei ma un popolo inventato anche se puo allentare l antisemitismo facendo cadere il presupposto razziale tuttavia non mi sembra esatta sotto al profilo genetico e storico.credo che gli ebrei non mentono nel definirsi un popolo .cordiali saluti

    RispondiElimina
  2. Grazie mille Alfred per questo suo prezioso contributo molto importante nella nostra indagine e certamente utile anche per i nostri lettori, specialmente nel riferimento al popolo dei Mitanni.

    Le sono sinceramente grato per aver voluto condividere i suoi studi in questo spazio

    RispondiElimina
  3. ho rivisto stasera le mie fonti e ti confermo che il dna r1a che si trova in una parte degli ebrei e che viene erroneamente attribuito ai khazari invece ha origini in antenati ariani vissuti 4.900 o 4.500 anni sugli altopiani russi e scesi verso il Caucaso e la Mesopotamia.tra questi si distinguono gli avesta che mossero verso l iran,gli ari che mossero verso l india,i mitanni che mossero verso l irak e l anatolia e la penisola arabica.sappiamo che i mitanni erano una elite con nomi sanscriti che regnava sugli hurriti che erano semiti.da questa commistione nasce il popolo ebraico.tutti i principali gruppi del cromosoma y attribuibili agli ebrei hanno antiche origini mediorientali compreso quello r1b che a loro non arriva dai celti europei ma da antiche migrazioni dall asia centrale verso la penisola arabica.successivamente a seguito della diaspora è vero che parte degli ebrei si trovarono entro l impero khazaro ma questo non significa che discendono dai khazari che invece erano turchi del clan Asina.le ultimissime notizie che ho avuto dicono che nemmeno tutti i caraiti ebrei della Crimea che parlano turco,quelli non rabbinici,discendono dai khazari turchi ma in parte pure essi da ebrei del medio oriente vissuti 4.500 anni fa.mentre l impero khazaro risale a non più di mille anni fa.

    RispondiElimina

Ti potrebbero interessare anche...

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...