lunedì 10 settembre 2012

L'internet di Atlantide


Il nome di Babilonia deriva dall'ebraico Babel, mentre in babilonese si diceva Babilu che significa "Porta del dio", o "Porta degli dèi". I greci la chiameranno Babilon, da cui Babilonia.

Dopo la descrizione del Diluvio, la Bibbia conclude [Genesi 10, 32]:

"Da esse, dopo il diluvio, sono sorte le nazioni sparse nel mondo". Seguiamo in Gen. 11, 1-9 il testo Biblico relativo alla distruzione della Torre di Babele:

"Un tempo tutta l'umanità parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. Emigrati dall'oriente gli uomini trovarono una pianura nella regione di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: 

"Forza! Prepariamoci mattoni e cuociamoli al fuoco!". 

"Pensarono di adoperare mattoni al posto delle pietre e bitume invece della calce. Poi dissero: "Forza! Dunque! Costruiamoci una città! Faremo una torre alta fino al cielo! Così diventeremo famosi e non saremo dispersi in ogni parte del mondo!".

"Il Signore scese per osservare la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Disse: "Ecco, tutti quanti formano un sol popolo e parlano la stessa lingua. E questo non è che il principio delle loro imprese! D'ora in poi saranno in grado di fare tutto quel che vogliono! Andiamo a confondere la loro lingua: così non potranno più capirsi tra loro".

"E il Signore li disperse di là in tutto il mondo; perciò furono costretti a interrompere la costruzione della città. La città fu chiamata Babele (Confusione) perché fu lì che il Signore confuse la lingua degli uomini e li disperse in tutto il mondo".

Risulta da ciò l'evidente "dispersione" dei popoli in tanti frammenti di un mosaico. Questi frammenti, oltre a "confondere" le lingue, hanno "confuso" l'unità storica del mondo esistente prima del Grande Diluvio. I popoli, dispersi nel tempo e nello spazio, ci hanno trasmesso, da visuali differenti, cronache e racconti veri, con date affidate prima alla memoria, solo molto più tardi alla scrittura.
La confusione persiste ancora. Sappiamo però che molta parte di storia deve essere ricondotta al "vertice "piramidale che segna l'inizio del tempo nella civiltà atlantidea. Era il Ravana dell'Indo, portatore del nome dei faraoni, il costruttore di quella "Scala" proiettata nel cielo, il medesimo costruttore della Torre di Babele, anch'essa diretta alle sommità celesti? 

L'indice delle Piramidi, puntato su Babilonia, lo farebbe presumere. Si tratta di correggere i tempi di questi avvenimenti? Se così fosse la Piramide farebbe retrocedere di colpo l'origine di Babilonia alla contemporanea esistenza di Atlantide, indicando in Babilonia stessa una parte della storia del Continente scomparso.

Gli storici mesopotamici, che affermano che "tutto dipende dal diluvio mesopotamico", trovano in quest'ultima scoperta la conferma della loro tesi. dovrebbero, però, far risalire quel diluvio al contemporaneo "scempio delle acque" concernente Atlantide, perché si tratterebbe del medesimo evento.

L'epopea del re Gilgamesh, con la quale è stato tramandato il diluvio mesopotamico prima, quello biblico poi, racconterebbe la fine della civiltà di Atlantide secondo la cultura e i nomi propri alla sua tradizione. Allo stesso modo sarebbe stato fatto dalla cultura ebraica.
Questi frammenti di storia, liberati dalla "confusione linguistica", si rivelano tessere di un mosaico, che è espressione dell'unica civiltà che abitava la Terra e che parlava una sola lingua: la Civiltà di Atlantide.


Forse non si trattava semplicemente della lingua usata nel parlato e nello scrivere come il nostro italiano o la più universale lingua inglese. Noi del Progetto Atlanticus siamo più convinti che si trattasse di un "linguaggio" universale. La differenza sembra irrilevante, ma in realtà è sostanziale, poiché presuppone l'esistenza di tecnologie a giustificazione della presenza di questo "linguaggio".

Anche oggi, nell'era dell'informatica e dell'elettronica, utilizziamo un linguaggio universale, senza nemmeno rendercene conto. Lo stiamo usando anche ora, mentre digitiamo questi post sui forum o mentre leggiamo le ultime notizie su internet: è il codice binario!

Ma nell'era di internet anche i protocolli TCP/IP possono essere interpretati come linguaggi universali, altrimenti la rete stessa non potrebbe funzionare.

Il linguaggio universale citato nel racconto biblico della Torre di Babele potrebbe essere interpretabile pertanto con una forma di tecnologia sulla quale si fondava la trasmissione di informazioni durante l'età dell'Oro... praticamente l'Internet di Atlantide, basato nella mia idea su un linguaggio macchina a sua volta costruito sulla logica matematica dei frattali applicata a una tecnologia quantica.

I campi di applicazione diventano infiniti e la potenzialità di un tale strumento concesso agli uomini del post-diluvio, della Rinascita Enkilita poteva essere pericolosa: per questo dio (Enlil?) decise di togliere questa prerogativa ai novelli padroni del mondo: gli uomini post età dell'oro.

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